E’ notte e la città, è addormentata e vergine, come una donna che si da, di nebbia suda la mia macchina, la chiave d’accensione, un nastro, la canzone nostra, che ora è solo mia. E sotto casa tua, spogliarsi di ogni dignità, sfogar la mia follia, sul campanello e poi, salire come quando noi, coi sacchi della spesa tornavamo e ti prendevo di sorpresa e tu, ridendo mi dicevi no, volendo dire si. Quanto siamo stati insieme ATTIMI, tanto da lasciarci poi da stupidi; ti prego fammi entrare un po’ da te e se ritorna lui, meglio così, che paura hai? Che paura hai? Libera il tuo angelo e torna mia, stare contro tutto e con l’amore cosa vuoi che sia. Che strana questa scala si, fa più fatica a scenderla, sarà che il mio pensiero qui volava e adesso sdrucciola, è lui o non è lui quell’uomo che, di corsa sale e mi ricorda me, l’emozionante fretta di trovarti pronta a darti senza chiederti perché. Quanto siamo stati insieme ATTIMI, tanto da lasciarci poi da stupidi, ti prego fammi entrare un po’ da te e se ritorna lui meglio così, che paura hai? Che paura hai? Libera il tuo angelo e torna mia, stare contro tutti e con l’amore cosa vuoi che sia.